Alimentazione

Sicurezza alimentare e sostenibilità senza sprechi

“Food security exists when all people, at all times, have physical, social and economic access to sufficient, safe and nutritious food which mets their dietary needs and food preferences for an active and healthy life” (Food and Agriculture Organization, FAO, 1996).

In occasione del World Food Summit del 1996, la Fao arrivò alla definizione di sicurezza alimentare. Essa esiste quando ciascun individuo, in ogni momento, ha accesso ad una quantità di cibo sufficiente, sicuro e nutriente in modo da soddisfare i bisogni dietetici e le preferenze alimentari per garantire una vita sana ed attiva.

Nel corso degli ultimi decenni il cibo ha subito una trasformazione da risposta al bisogno primario dell’uomo a valore simbolico per ogni popolazione.

Sostenibilità alimentare contro la fame nel mondo

Molti aspetti culturali e tradizionali di un popolo sono trasmessi attraverso la condivisione del cibo. Infatti, a tavola si costruiscono relazioni e gerarchie che concorrono all’educazione di ciascun individuo.

Le preferenze alimentari di ciascun popolo esprimono forme e consuetudini tipiche della popolazione geografica, delle materie prime che il popolo ha a disposizione, in funzione della Religione e della storia di ogni Paese. Utilizzando una lente che consente di avere una visione d’insieme dello stato dell’alimentazione sul Pianeta Terra si può notare con molta chiarezza la disparità tra chi non ha cibo sufficiente per il proprio sostentamento e chi ne ha tanto da sprecarlo. Questo divario si traduce in fame e malnutrizione, mancanza di accesso al cibo da un lato ed iperalimentazione e spreco ad ogni livello della catena alimentare, dall’altro.

Sostenibilità alimentare: l’adeguatezza nutrizionale

Cambiare strategia rappresenta l’unica strada da percorrere per assicurare a tutti i popoli ed alle generazioni future sostentamento. Per soddisfare le esigenze di ciascuno, non si può prescindere dalla cosiddetta adeguatezza nutrizionale che possiede aspetti di carattere nutrizionale, dati dall’equilibrio energetico, dal fabbisogno di nutrienti, dalla qualità dei nutrienti e dalla presenza di composti di interesse nutrizionale ed aspetti di carattere alimentare, dati dal rispetto delle abitudini individuali e di comodità d’uso, dal recupero di tradizioni e della tipicità e dalla sostenibilità.

Sicurezza alimentare: disponibilità ed accesso

Il concetto di sicurezza alimentare può essere pensato secondo due possibili significati: il primo riguarda la quantità di cibo disponibile e sufficiente per una popolazione, il secondo è relativo alla qualità del cibo, alla sua composizione nutrizionale ed ai livelli igienico-sanitari dei cibi.

In realtà, la disponibilità, l’accesso e l’utilizzo del cibo, come dimensioni della sicurezza alimentare sono tra loro correlati.

Se la disponibilità di cibo è una condizione necessaria, non è di per sè sufficiente a garantire la sicurezza alimentare perchè essa dipende contemporaneamente dalla possibilità di accesso e di utilizzo del cibo.

Infatti, l’accesso al cibo dipende, oltre che dalla sua disponibilità, dal reddito e dal potere di acquisto, dalle risorse e dai mezzi di produzione.

Sicurezza alimentare e spreco per eccesso di cibo

Lo spreco non riguarda solo un consumo in eccesso di un determinato bene ma anche il suo mancato utilizzo. Sprecare può derivare anche dalla perdita di valore di un prodotto commerciale che pur essendo vendibile, resta invenduto, perchè presenta danneggiamenti, errori e scadenze ravvicinate.

Molto spesso le eccedenze si realizzano a livello della produzione agricola ed in particolare riguardano tutti quei beni che il mercato non è capace di ripartire.

Lo spreco si correla alla sicurezza alimentare quando ci si riferisce a quei prodotti che non presentano le caratteristiche organolettiche ed igieniche che ne assicurano la fruibilità da parte della popolazione. Queste perdite garantiscono la sicurezza igienico-sanitaria dei prodotti e la salute dei consumatori; esse sono destinate ad essere smaltite come rifiuto, sono quindi definite come inevitabili.

 

 

Rossana Nardacci

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