La ricotta di mucca è più leggera e ricca di acqua, mentre quella bufala è più grassa e saporita. Entrambe hanno un elevato livello di calcio e proteine.
Fatta con latte di mucca, capra, pecora e bufala, è una valida alleata nelle prevenzione delle carie e può aiutare i 22 milioni di italiani che ogni anno si rivolgono al dentista. Stiamo parlando della ricotta, il cui nome deriva dal latino “recocta” perché si ottiene riscaldando il siero residuato dalla lavorazione del formaggio.
Nelle versioni Dop, sono rinomate quella romana di latte ovino e quella di bufala campana.
Altre tipiche sono quella affumicata delle zone alpine, usata sugli gnocchi al posto del formaggio e quella forte pugliese, adatta a tutti i tipi di pasta.
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Ne fornisce più di altri latticini ed addirittura più della carne. Le proteine della ricotta, inoltre, sono “nobili”, cioè hanno un alto valore biologico e quindi una percentuale di assimilazione altissima. Inoltre, la ricotta è particolarmente indicata per il sostegno muscolare e consigliata per la salute delle ossa, visto il significativo apporto di calcio.
Gli Italiani amano acquistarla soprattutto fresca, sfusa o confezionata, anche se non sempre è facile scegliere quella migliore.
Al banco gastronomia bisogna valutarne il colore. Il bianco è indice di freschezza, mentre il giallo o le sfumature anomale sono un brutto segno.
Al banco frigo è importante fare attenzione alla confezione che non deve essere gonfia o all’etichetta che non deve riportare la presenza di acido citrico.
La ricotta di mucca, che ha meno grassi ma anche meno proteine delle altre, è ricca di acqua, quindi è l’ideale per chi soffre di disidratazione. La ricotta di pecora ha una percentuale di grassi e di proteine maggiore della vaccina. Poi c’è la ricotta di capra che vanta meno carboidrati della ovina. Infine, quella di bufala ha più grassi ed è sconsigliata a chi ha problemi di linea e di digestione.
Riepilogo proteine per tipologia di ricotta
Una “buona” ricotta si riconosce soprattutto dal gusto e dalla consistenza.
Deve avere il sapore del latte di origine, non aromi piccanti o note pungenti. Più è cremosa, più contiene grassi e quindi calorie. Per conservare il suo sapore originario, deve essere mangiata a temperatura ambiente e poi riposta in frigo negli scomparti più freddi.
Fresca o stagionata, va sempre consumata nelle giuste quantità.
La porzione consigliata è tra gli 80 ed i 200 grammi. Se è fresca, si può mangiare anche un paio di volte alla settimana; meno spesso se è stagionata, perché ha una percentuale maggiore di grassi, quindi è più difficile da digerire.
L’importante è alternare le proteine della ricotta ad altre proteine, animali e non, e mangiarla come piatto unico o condimento di un primo piatto.
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