Quante volte capita di trovare un frutto ammuffito nella fruttiera o del formaggio conservato in frigorifero coperto da una patina biancastra e chiedersi se sia meglio buttare tutto oppure togliere la parte danneggiata e mangiare il resto? Come bisogna comportarsi in questi casi?
Innanzitutto è bene sapere che le muffe, così come i lieviti, sono organismi pluricellulari che appartengono al regno dei funghi. Si riproducono e diffondono grazie a cellule, detto spore, le quali, molto facilmente vengono trasportate nell’ambiente, rigenerando nuovi organismi su altri substrati.
Una muffa è formata da tanti filamenti, le ife, che si intrecciano tra loro, dando vita ad un groviglio dai colori diversi (bianco, verde, nero, grigio) detto micelio. Crescono bene in presenza di aria, fonti zuccherine ed umidità. Gli alimenti, quindi, sono il luogo ideale per la loro crescita.
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Le muffe alterano il sapore, l’odore e la consistenza. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi, non sono pericolose per la salute dell’uomo. Alcune potrebbero però diventarlo, ma è necessario che se ne consumi una grande quantità, e per lungo tempo, cosa estremamente difficile nella realtà domestica.
La prima regola per prevenire i cibi dallo sviluppo di muffe in casa, siano essi conservati in frigorifero o a temperatura ambiente, è quella di mantenerli protetti, in contenitori, non esposti all’aria.
Ciò dipende dal tipo di alimento. In un frutto con una polpa molto morbida, come la fragola o con una buccia sottile come l’albicocca, le spore penetrano in profondità. E’ quindi meglio buttare tutto. In questi casi il frutto assume anche un sapore ed un odore sgradevole.
Spesso invece è sufficiente eliminare la parte ammuffita, consumando quella rimanente, come nel caso dei frutti più sodi o con una buccia spessa. Attenzione però. L’eliminazione non deve limitarsi alla sola muffa.
Bisogna scavare anche verso l’interno del frutto, per allontanare quelle spore che sono eventualmente arrivate negli strati sottostanti. Questo vale anche per cibi diversi, per esempio un salame, un pezzo di formaggio o una confettura di marmellata. In ogni caso, per ogni dubbio, dopo aver asportatola muffa è sufficiente un piccolissimo assaggio o sentire l’odore dell’alimento, per capire se si sia propagata all’interno e decidere se mangiare o buttare.
Si tratta di muffe che producono sostanze nocive, dette micotossine. Le più note tra queste sono le aflatossine e sono dannose se ingerite per tempi prolungati, perchè possono diventare responsabili di forme tumorali. Gli alimenti più a rischio non sono quelli che riponiamo nella dispensa in maniera non adeguata, ma le granelle di cereali o i semi oleaginosi come arachidi e noci se danneggiati durante la conservazione della raccolta. Di solito, però, i controlli delle autorità sanitarie riescono a bloccare queste derrate prima della vendita.
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