In un mondo saturo di etichette, certificazioni, bollini e slogan pubblicitari, la parola “biologico” è diventata una specie di talismano. Accompagna frutta e verdura, biscotti, bevande, detersivi, cosmetici. Ma siamo sicuri di sapere davvero cosa significa? E soprattutto: è vero che tutto ciò che è biologico è anche più sano?
In questo primo articolo della rubrica “Vero o falso” proviamo a fare chiarezza. Non troverai risposte urlate o prese di posizione ideologiche. Troverai invece una guida scritta per chi vuole fare scelte consapevoli e non farsi ingannare da semplificazioni e marketing.
In Italia e in Europa, l’agricoltura biologica è regolata da norme stringenti: non si possono usare pesticidi o fertilizzanti chimici di sintesi, sono vietati gli organismi geneticamente modificati, ed è obbligatoria la rotazione delle colture per preservare la fertilità del suolo.
Questi principi, se ben applicati, rappresentano un enorme vantaggio per l’ambiente: meno inquinamento, maggiore biodiversità, meno impoverimento dei terreni.
Dire che “bio è più sano” solo per questo è un’interpretazione parziale. Un biscotto biologico, ad esempio, può contenere zucchero, grassi saturi, additivi naturali e risultare comunque poco salutare se consumato in eccesso. La differenza sta nel metodo di produzione, non nel fatto che faccia automaticamente bene alla salute.
È uno dei miti più duri da scardinare. La verità è che i prodotti biologici possono contenere residui di pesticidi, anche se in misura nettamente inferiore rispetto ai convenzionali.
La differenza principale è che nel bio sono ammessi solo pesticidi di origine naturale, come rame, zolfo, oli essenziali e piretrine estratte da piante.
Inoltre, i residui di pesticidi chimici possono comunque comparire nei prodotti bio a causa di contaminazioni ambientali (come deriva dal campo vicino, trasporto o acqua utilizzata per l’irrigazione). Non è un errore del produttore: è il mondo reale, fatto di interconnessioni.
Secondo un report EFSA del 2021, circa il 13% dei prodotti bio analizzati conteneva tracce di pesticidi, contro oltre il 40% dei prodotti convenzionali. I valori sono sempre al di sotto dei limiti di legge, ma dimostrano che “zero pesticidi” è una semplificazione, non un fatto.
Nel biologico gli animali devono avere più spazio, accesso all’aperto, mangimi bio e minori trattamenti antibiotici. È una grande differenza rispetto agli allevamenti intensivi convenzionali.
Ma attenzione: anche in un allevamento biologico i polli possono vivere in capannoni con centinaia di altri animali, purché ci siano le condizioni minime previste dalla legge. Questo significa che non sempre il biologico coincide con un’alimentazione naturale, aria pulita e vita “da cortile”.
Il benessere animale è un valore importante, ma per essere certo che venga rispettato è utile affiancare alla certificazione bio anche altre etichette (come quelle del welfare animale) o, quando possibile, conoscere personalmente il produttore.
Molti consumatori scelgono il biologico pensando che sia sinonimo di giustizia sociale, equità nella filiera, rispetto per chi lavora la terra. In molti casi è così. Ma non in tutti.
Esistono multinazionali del biologico che producono nei paesi in via di sviluppo, sfruttando manodopera a basso costo, con controlli più blandi e margini di profitto più alti. Questo accade anche per prodotti venduti nei supermercati con prezzi molto bassi, apparentemente convenienti.
Il biologico certifica il metodo di produzione agricola. Non garantisce che chi ha raccolto quei pomodori o quelle banane sia stato pagato il giusto. Per avere maggiori garanzie etiche, bisogna orientarsi su certificazioni Fair Trade, prodotti del commercio equo o aziende che raccontano in modo trasparente la propria filiera.
Una domanda frequente è: “ma il biologico ha più vitamine, più antiossidanti, più nutrienti?” La risposta, anche qui, è articolata.
Alcuni studi indicano che i prodotti biologici possono contenere una maggiore quantità di alcuni micronutrienti e antiossidanti. Ma la differenza è spesso minima e influenzata da molti fattori (varietà, clima, freschezza, lavorazione, conservazione).
Quindi sì, il bio può avere qualche vantaggio nutrizionale, ma non è una cura miracolosa. La qualità complessiva della dieta conta molto di più.
Ci sono alcuni ambiti in cui scegliere il biologico ha un impatto particolarmente forte.
Non affidarti solo alla scritta “bio”: leggi l’etichetta, verifica l’origine, informati sul produttore.
Sii critico verso i prodotti ultraprocessati, anche se biologici: merendine, snack, bevande zuccherate bio restano comunque prodotti da consumare con moderazione.
Dai valore alla filiera, non solo al bollino: il contadino che conosci ha più valore di un logo stampato in serie.
Confronta sempre le certificazioni: oltre al bio esistono etichette per il benessere animale, l’equità della filiera, l’impatto ambientale.
Il biologico è una scelta che può fare bene alla tua salute e a quella del pianeta. Ma solo se viene compresa, non idealizzata. Non è una garanzia assoluta, non è un dogma. È un metodo, con i suoi vantaggi e i suoi limiti.
Comprendere il vero significato di “biologico” significa diventare consumatori più liberi, meno dipendenti dalla pubblicità, più attenti al contesto e più capaci di premiare chi davvero lavora in modo etico e sostenibile.
E allora, la prossima volta che prendi in mano un prodotto con la fogliolina verde dell’UE stampata sopra, fermati un attimo. Chiediti da dove arriva, come è stato coltivato, chi lo ha prodotto.
Solo così la scelta sarà davvero tua.
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