Orti urbani, una rivisitazione moderna di bisogni antichi

Anche nelle città si moltiplicano gli spazi verdi per la coltivazione di frutta e verdura. Un trend che sta avendo molto successo.

Il successo  e l’ampia diffusione degli orti urbani

Il più grande orto urbano del mondo, di dimensioni maggiori rispetto a quelle di un campo di calcio sarà inaugurato in primavera sul tetto del padiglione 6 della fiera di Parigi a Porte de Versailles e misurerà più di 14mila metri quadrati. Ci saranno anche un ristorante con un menù a base di frutta e verdura di stagione “a metro zero”, coltivate internamente ed una parte dedicata all’ecosostenibilità.

Orti urbani: da “orticelli di guerra”a vere e proprie aree verdi

Orti urbani, una rivisitazione moderna di bisogni antichi

Qualcosa di nuovo, anzi di antico. Negli ultimi anni gli orti urbani hanno visto un’ampia diffusione sia in Italia sia in Europa ma hanno origini lontane.

I primi progetti sono nati verso la metà dell’Ottocento in Germania, come aree riservate esclusivamente ai bambini.

Nel nostro Paese, durante il secondo conflitto mondiale, fu lanciata la campagna per gli “orticelli di guerra”. “Non un lembo di terreno incolto”, ordinava il programma del Duce: il verde pubblico veniva messo a disposizione della popolazione affinchè coltivasse direttamente verdure e legumi. Conclusasi quella parentesi, si è dovuto aspettare il nuovo millennio, quando associazioni e comitati di cittadini hanno rilanciato l’agricoltura biologica, promuovendo un nuovo tipo di socialità.

Dall’ultima analisi della Coldiretti in materia emerge che nelle città capoluogo, soprattutto al Nord, oltre 3,3 milioni di metri quadri di terreno di proprietà comunale risultano divisi in piccoli appezzamenti ed adibiti alla coltivazione ad uso domestico, all’impianto di orti ed al giardinaggio ricreativo.

Agli spazi “legali” se ne aggiungono altri occupati forzatamente da gruppi spontanei con le tecniche del “guerrilla gardening”, “giardinaggio sovversivo” inteso come forma di resistenza contro incuria e degrado.

Come spiegare l’interesse sempre più crescente per gli orti urbani?

Si tratta di una rivisitazione moderna di bisogni antichi quanto l’uomo: da una parte produrre cibo per sè e per la propria famiglia, dall’altra stare a contatto con la natura. In un ambiente fortemente antropizzato è normale che si voglia tornare un pò alle origini, coltivando cibi salutari e buoni in quanto colti a piena maturazione ed immediatamente consumati. In parte il fenomeno può essere amplificato da paure, spesso infondate, circa l’uso di prodotti di sintesi impiegati in agricoltura.

Non sono pochi i vantaggi. Coltivare piante, partendo dal seme sino ad arrivare al frutto, fornisce enormi gratificazioni ed, in particolare ai bambini, consente di apprendere e comprendere il ciclo delle stagioni ed i ritmi di crescita della natura. Giova ricordare che sono molti i nonni che coltivano piccoli orti familiari con l’aiuto dei nipoti con indubbi, reciproci, benefici.

Inoltre, l’autoproduzione di ortaggi permette di disporre di cibi coltivati in modo controllato, dal momento che produttore e consumatore coincidono. Non solo, il breve tempo che intercorre tra produzione e consumo offre vantaggi di carattere organolettico, riportando alla mente sapori perduti o, per i più giovani, mai conosciuti.

L’autoproduzione offre solo vantaggi

E’ difficile trovare aspetti negativi legati alla pratica degli orti urbani. L’autoproduzione di cibo è la fonte più sicura di cui possiamo disporre, favorisce la socialità attraverso lo scambio di semi e prodotti ci mantiene in esercizio fisico.

Ovviamente tutto questo si può ottenere solo con un’accorta pianificazione riguardo alla scelta delle varietà e le produzioni scalari, ben distribuite nel corso della stagione e non concentrate in un determinato periodo.

Se si è alle prime armi è opportuno ricorrere al supporto di un dottore agronomo, per lo meno nelle fasi di avvio e per affrontare e prevenire le malattie con metodi esclusivamente agronomici, in modo da non ricorrere ad agrofarmaci.

Inoltre è bene valutare l’esposizione a possibili fonti inquinanti (strade, fumi) e, se necessario, introdurre piante capaci di assorbire le particelle nocive per ridurre il rischio che queste finiscano sui nostri ortaggi.

Consigli utili per organizzare un orto condominiale

Affinchè un orto condominiale possa dare soddisfazioni, deve essere dimensionato in modo corretto sia che la coltivazione avvenga a terra sia che si voglia predisporre un orto pensile su un terrazzo o su un tetto piano. Occorre un vero e proprio progetto anche per l’impianto di irrigazione e per il piano colturale: solo così si potrò sfruttare al meglio lo spazio disponibile ed ottenere frutta e verdura fresca stagionale il più a lungo possibile.