L’immagine funesta della cavallette portatrici di distruzione e carestia è fortemente impressa nella memoria di molti popoli per motivi religiosi, nella Bibbia, dall’Esodo all’Apocalisse e nel Corano sono diversi i riferimenti a questi pericolosi sciami migratori.
I venti del deserto portano ancora oggi con sè nuvole di miliardi insaziabili locuste che distruggono ettari di raccolto in poco tempo; all’arrivo degli ortotteri le coltivazioni subiscono violente devastazioni capaci di portare alla fame interi villaggi e comunità umane in tutto il mondo.
Tra le invasioni più recenti di cavallette ricordiamo quella in Bolivia nello scorso Aprile 2017 e quella in Argentina nel 2016. La migrazione degli sciami delle specie gregarie di questi voraci insetti costituisce ancora oggi una serie problematica per la sicurezza alimentare di molti paesi.
La locusta egiziana, Anacridium Aegyptium
Sul finire dell’estate non è raro incontrare nei nostri orti e giardini un innocuo esemplare di locusta egiziana, Anacridium Aegyptium. Possiamo riconoscerla dai suoi caratteristiche occhi a linee verticali bianche e nere. Si tratta di un ortottero di dimensioni ragguardevoli. Una femmina di questa specie può misurare fino a 7 cm, si mimetizza con estrema facilità sui tronchi degli alberi e nel fogliame per via del colore variegato della sua livrea. Si tratta del tanto temuto flagello? E’ una cavalletta o un locusta?
Facciamo chiarezza: gli esemplari del genere Anacridium Argyptium sono diffusi nel bacino del Mediterraneo, non costituiscono un pericolo per le nostre coltivazione perchè appartengono ad una specie solitaria (cavallette) e non arrecano danno alle colture.
Gli esemplari gregari invece, che si uniscono in sciami (locuste) sono potenzialmente pericolosi
La locusta del deserto (Schistocerca gregaria), la Schistocerca cancellata che colpisce in Sud America e la Locusta Migratoria, anch’esse ortotteri della famiglia Acrididae, sono la specie che arrecano i maggiori danni alle coltivazioni.
Le locuste così dannose perchè polifaghe, si nutrono di differenti specie vegetali, ne mangiano non solo le foglie ma anche i frutti, i germogli ed i semi, radendo al suolo intere piantagioni; tra le coltivazioni maggiormente colpite troviamo quelle più importanti per la salute dell’uomo: cereali, alberi da frutto, ortaggi, mais, riso, orzo, sorgo, canna da zucchero, cotone, palma da dattero, banano, distese di erba. Solo per citarne alcune.
Molti studiosi sono a lavoro per individuare e quindi ostacolare i meccanismi con cui le cavallette si uniscono in sciami, per prevederne le migrazioni che seguono l’andamento delle piogge e dei mutamenti climatici oppure per trovare sostanze naturali sostitutive dei pesticidi per debellarle. In molti paesi africani ed asiatici, le cavallette/locuste sono sì una piaga ma anche una risorse dalla notte dei tempi, i pastori ed i contadini hanno saputo convivere con la calamità naturale nel modo più semplice cioè cibandosene nei periodi di carestia.
Dal Rwanda allo Yemen, dal Nepal all’Indonesia ma anche in Messico ed in Thailandia vengono servite locuste, cavallette e grilli in tutte le salse. Preparate come spiedini, arrostite o trifolate, in padella o alla piastra, fritture di cavallette o larve. Cibo abbondante e proteico, ricco di fibre, colesterolo buono, vitamine e minerali: chissà che la soluzione al flagello non sia proprio da ricercare..nel piatto..