La protesta dei pastori sardi che versano latte di pecora per le strade, per colpa del crollo dei prezzi, continua.
Da giorni si protesta contro il prezzo del latte che viene pagato appena 60 centesimi al litro.
Le immagini delle taniche rovesciate per strada riempiono giornali, tg e web.
Perchè siamo arrivati a questa situazione? In Sardegna ci sono circa 12 mila piccole aziende che producono 3 milioni di quintali di latte di pecora e poi ci sono i caseifici che comprano questo latte e lo trasformano in pecorino. Se negli ultimi anni, la produzione di latte è cresciuta, la produzione di pecorino invece è scesa. Quindi per la legge della domanda e dell’offerta, il prezzo del latte è crollato.
Il problema è che 60 centesimi al litro è un prezzo che non permette ai pastori nemmeno di coprire i costi vivi di produzione. Ne servirebbero almeno 80 centesimi.
Dietro le proteste scatenate dai pastori sardi, c’è un comparto fragile che sta cedendo sotto i colpi delle logiche industriali e di mercato. Il prezzo offerto per un litro di latte di pecora non riesce a coprire i costi di produzione.Da qui la discesa in strada degli allevatori e le barricate degli industriali.
Quali sono i livelli-chiave su cui si snoda la filiera?
1) la produzione nelle stalle, con gli ormai noti 60 centesimi offerti dall’ industria agli allevatori
2) il conferimento del latte nei caseifici, per la lavorazione del formaggio
3) la vendita all’ingrosso o al dettaglio. Un commerciante all’ ingrosso vende a 6 euro, quasi il doppio rispetto al produttore. I costi in più da considerare riguardano le spese di trasporto, confezionamento e pubblicità. I produttori chiedono almeno 90 centesimi ogni litro per riuscire a sopravvivere.
4) la grande distribuzione. I supermercati hanno una massa critica sufficiente da potersi permettere di comprare direttamente dal caseificio, saltando gli altri passaggi.
In media, il supermercato incassa più di 4 volte rispetto ai ricavi dei pastori, che prendono 3,6 euro in tutto (60 centesimi per i 6 litri di latte necessari per un chilo di pecorino).
La situazione della filiera è resa ancora più incandescente dalla presenza, secondo gli agricoltori, di un ‘cartello’ di industriali. ma soprattutto dall’ arrivo di sospetti camion con latte dalla Romania.
Il ‘cartello’ è in particolare nel mirino degli allevatori. «Le remunerazioni offerte – dice infatti Coldiretti – non sono solo indegne ed offensive per i pastori, ma anche illegali».
Ieri sono arrivati in Piazza Montecitorio, davanti al Parlamento, sia gli agricoltori, colpiti dal maltempo con il dimezzamento del raccolto nazionale di olio d’oliva, sia i pastori messi in difficoltà dalle speculazioni sulle quotazioni del latte.
La protesta è guidata dalla Coldiretti di Ettore Prandini. Davanti al Parlamento migliaia di agricoltori, decisi a dire basta “agli insopportabili ritardi nell’affrontare la drammatica emergenza dei danni provocati dal gelo e dalla Xylella che avanza, distruggendo milioni di ulivi”. Ma anche i pastori sardi, venuti a Roma “per far conoscere alle istituzioni la tragedia del latte di pecora sottopagato”.
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