Agricoltura partecipata significa ripensare la città e ridisegnare gli spazi attraverso la creazione di orti urbani. È questa la sfida perseguita da un numero sempre crescente di cittadini ed amministrazioni. Essi attivamente si impegnano in quella che si sta rivelando essere non solo un’attività utile e vantaggiosa ma anche un’occasione di crescita di un senso di comunità partecipata che negli ultimi anni troppo spesso sempre essersi perduto.
Orto urbano: cos’è e perché è utile?
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Un orto urbano è innanzitutto uno spazio verde sottratto all’abbandono ed al degrado, una possibilità di riqualificazione per una periferia. Questi spazi verdi, ad esempio, danno una seconda vita ad un bene sequestrato alla criminalità organizzata.
Un orto urbano è un modo diverso di affrontare la crisi economica, un modo per imparare a conoscere da vicino ciò che finisce sulle nostra tavole, la garanzia della qualità e della provenienza di ciò che mangiamo. Una scintilla capace di innescare nuovi meccanismi di economia solidale e di rendere tangibile il concetto di cittadinanza attiva.
Negli orti urbani i cittadini si incontrano, hanno la possibilità di scambiarsi conoscenze, di rientrare a contatto con pratiche virtuose che, soprattutto per le ultime generazioni, rappresentano un lontano mondo ancestrale perlopiù sconosciuto.
Chi si prende cura di un orto urbano acquista la consapevolezza di essere responsabile di un bene comune della propria città e per questo accresce il proprio senso di appartenenza ad una comunità.
L’orto urbano: i dati del fenomeno
Secondo i dati forniti lo scorso anno dall’Istat nel Report Ambiente Urbano, negli ultimi quattro anni la superficie ricoperta da orti urbani è aumentata del 27,3%. In tutto sono 64 i capoluoghi sparsi sul territorio nazionale che offrono in gestione spazi verdi.
Solo nella Capitale, secondo gli ultimi dati forniti da Zappata Romana, progetto nato nel 2010 con lo scopo di mappare gli orti e giardini condivisi esistenti a Roma, sorgono oltre 200 orti urbani, giardini condivisi e giardini sport curati da associazioni o da privati cittadini. Essi si impegnano a rendere Roma una città più vicina alle esigenze della collettività e dell’ambiente. Questi spazi verdi combattono lo stato di degrado in cui vertono le aree abbandonate della Capitale.
L’orto sul tetto… della musica
Tra questi spazi verdi ne esiste uno situato in una posizione speciale. Salendo sui giardini pensili dell’Auditorium di Roma ci si trova improvvisamente di fronte a questo angolo di verde.
Sei aiuole in cui vengono coltivati circa 200 ortaggi invernali ed una grande varietà di erbe aromatiche.
“Un orto sul tetto della musica” è il nome di questo progetto voluto dall’Associazione Valerio Daniel De Simoni. Un progetto realizzato in collaborazione con la Fondazione Musica per Roma.
L’orto è il quinto realizzato dall’Associazione, il secondo sul territorio di Roma. Essa da anni si propone lo scopo di creare aggregazione sociale attraverso le tematiche dell’ambientalismo e dell’agricoltura partecipata.
Aggregazione vuol dire innanzitutto integrazione, in primo luogo di quelle che sono le fasce a più alto rischio di esclusione sociale. L’orto sul tetto della musica ne è un esempio.
A coltivare le sei aiuole di cui è composto ci sono non solo gli studenti provenienti dalle scuole del quartiere, i ragazzi disabili del progetto Orto e mezzo, ed i minori migranti del Centro di primo intervento per minori Tata Giovanni di Porta Ardeatina.